lunedì 27 febbraio 2006

Sci fondo batte sci alpino 4-0 (dove conta...)

Dopo la mirabolante impresa di ieri, con la quarta medaglia , la seconda d'oro della squadra di sci di fondo e dopo la sfortunata prova di Rocca nello Slalom Speciale, si può dichiarare la definitiva debacle dello sci alpino italiano, almeno in queste Olimpiadi.
Non che una medaglia di Rocca potesse salvare questa olimpiade, per lo sci alpino, però dovrebbe comunque portare a un ripensamento nella gestione delle squadre. Anche lo sci nordico non è immune da una gestione azzardata delle squadre, anche se è stata "sotterrata" dai magnifici risultati.
Infatti altre nazioni, in occasione dei giochi olimpici, hanno formato decine di giovani che per anni poi hanno portato risultati. Faccio un esempio a caso: la squadra norvegese di sci alpino, formatasi per le olimpiadi di Lillehammer 94, ottenendo ottimi risutati fin da subito (ottennero la tripletta nella combinata, con Aamodt, Kius e Strand Nielsen) continua a vincere fino alle olimpiadi attuali...
In Italia no. Si è preferito investire sui veterani, che, almeno nel fondo, hanno ripagato gli investimenti. Il problema è, a mio parere duplice.
Punto primo, non sono state formate squadre nazionali staccate dai corpi militari. In questo modo, non è possibile che un giovane si mantenga in una squadra nazionale senza entrare in un corpo militare. Oddio è teoricamente possibile, ma, siccome chi decide la composizione delle squadre sono i militari, la risposta è ovvia.
Punto secondo, se si vuole investire in un atleta, il supporto deve essere sicuro per un discreto numero di anni. Il sistema adesso funziona in questo modo: ogni anno a fine stagione (mese di aprile-maggio) si riunisce la commissione tecnica, che decide la composizione delle squadre per la stagione successiva. Secondo me, la commissione tecnica dovrebbe decidere, non la composizione delle squadre, ma l'inserimento nella squadra di nuovi atleti. L'inserimento deve durare 3-5 stagioni, eventualmente prolungabili di altrettanti. In questo modo un atleta non è obbligato a fare risultati per mantenersi in squadra, ma può crescere tecnicamente e fisicamente senza l'assillo dei risultati.
I giovani quindi si sentono "schiacciati" dalla presenza dei "veterani", dal predominio dei militari (almeno quelli che non vogliono entrare nei corpi) e dall'assillo del risultato per mantenersi in squadra.

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