venerdì 6 aprile 2012

Rimborsi elettorali (2)

Rispondo a Mattia, che ha risposto a me sul suo blog. Preferisco rispondere qui perché la risposta è abbastanza articolata, e lo spazio del commento è un po' "angusto"¹

La domanda era retorica, ma non troppo.

Un rimborso è un rimborso. E un rimborso elettorale è un rimborso per le spese sostenute in campagna elettorale.

Se è un finanziamento, chiamiamolo con il suo nome, non mascheriamolo da rimborso, quando rimborso non è.

Sì, i rimborsi elettorali servono a tenere in piedi i partiti anche nei mesi in cui non si fanno elezioni. E quindi?
Quindi chiamiamoli finanziamenti.

Io penso che invece sia molto più logico pagare sedi aperte cinque anni, non due mesi, dove la gente fa politica, si organizza, sviluppa un progetto e poi si presenta alle elezioni. Preferisco che i soldi pubblici servano per avere un sistema che fa della politica costantemente, non per gente che si sveglia ogni cinque anni, tira su due cartonati e poi scompare.
Su questo siamo d'accordo.
Il problema sembra marginale, ma è il "trucchetto" che i partiti hanno usato per prendere soldi pubblici nonostante il referendum del 1993. Non hanno detto "Guardate che noi i denari li usiamo per fare questo e quello, per le scuole di politica e i convegni, quindi è giusto che lo stato ci dia del denaro per la nostra attività". Hanno "barbatruccato" la legge e hanno continuato a prendere i denari.

Possiamo decidere se sia giusto o meno dare questi soldi ai partiti, possiamo decidere se dargliene 10 o 20, ma quando abbiamo deciso che 10 sono i soldi giusti che si devono dare ai partiti la nostra competenza finisce lì.
Se poi questi li sputtanano usandoli per comprare l’automobile al figlio del capo invece che per tenere aperte le sedi, sono affari loro. Se invece di spendere i soldi pubblici per far politica li sputtanano e poi si fanno pagare i contributi dai militanti e dagli eletti per far quadrare i conti, sono cavoli loro e dei militanti ed eletti che glieli danno.


Non penso proprio. Perché io stato non do i soldi ai partiti per un servizio che loro mi fanno. Glieli do affinché facciano politica. E quindi se li usano per comprare l'automobile al figlio del capo al posto di far politica, sono anche cavoli miei, mica dei militanti. ²

C'è una differenza significativa, con lo stipendio del sindaco (o di un amministratore pubblico). I soldi che do al sindaco non li do per l'attività politica, ma per quella amministrativa. I soldi che do a un partito sono finalizzati, non al mantenimento degli iscritti (se no, iscrivendomi a un partito mi darebbero dei soldi, non me ne chiederebbero).

Se ti capita di prendere un finanziamento pubblico (come associazione o similia), spesso, se non sempre, viene chiesto di giustificare le spese, quindi si tengono via contratti, scontrini, fatture e ricevute e si presenta un resoconto alla fine.

Perché così si evita che i collaboratori vengano pagati in nero, che i locali siano "donati" da un simpatizzante dietro busta e tutte le storture alle quali la mancanza di trasparenza inevitabilmente porta.

E un po' di trasparenza, in un periodo simile, è il minimo che si possa richiedere. La torta è piccola, te ne do una bella fetta (anzi, la grandezza della fetta te la decidi tu, vedi le leggi del 2002 e del 2006), mi fai il favore di spiegarmi se i soldi che ti ho dato li spendi per fare la festa, stendere il programma, o affittare la sede, oppure il figlio del capo si fa l'X5.
Poi ci sono mille modi per fregare il sistema lo stesso. Tipo pagare 100000 euro al figlio del capo come consulenza. E con i 100000 euro il figlio del capo ci compra l'X5. Però a quel punto saranno davvero fatti del figlio del capo come spende i suoi soldi, sarà scritto su un contratto, sarà pubblicato su un bilancio e sarà trasparente.

Così, giusto per riflettere cinque minuti senza lasciarsi trascinare dagli slogan tira-applausi.
Non voleva esserlo, anche se ammetto che poteva sembrarlo.


¹ in realtà avevo cominciato a scrivere là, ma poi è diventato tremendamente lungo...
² i militanti dovrebbero essere molto più incazzati di me, e anche gli eletti, se sono rimasti fuori dal "giro" delle spartizioni...

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